di Désirée Boco,  nota di Virginia Costantino 

Questa testimonianza non parla di Disprassia. Dèsirèe mi ha chiesto di utilizzare Disprassia Qui, il suo spazio digitale “sicuro”,  per salutare un amico. Dopo una lunga chiacchierata con l’autrice ho capito fosse giusto dare spazio al suo tributo a Matteo Losa, una persona che l’ha ispirata a continuare il suo lavoro di testimonianza e ad affrontare le difficoltà con grinta. 

 Oggi, vi presento il mio amico Matteo, detto Teo, che dava un soprannome a tutti i suoi amici: ad esempio, a me mi soprannominò “tigrotta”. Quando qualcosa gli andava  bene o gli piaceva esclamava: “grande!” 

Tra le altre cose grazie a lui ho scoperto tantissime cose anche il significato del colore giallo.

Era una persona speciale dal sorriso contagioso, con il suo intercalare “bomba!” ad ogni fine di frase, ha insegnato a tutti che “insieme si può”.  

Ci siamo incontrati la prima volta a Cuggiono in Lombardia, alla presentazione del suo libro “Piccole Fiabe per grandi guerrieri”, una raccolta di fiabe contro il cancro.

  Ricordo che in quell’occasione mi chiesero di intervenire poiché stavano presentando nella stessa occasione, il libro “fiabe e disfiabe ” contenente un mio racconto, io però non lo feci, era Teo quello che si meritava l’attenzione di tutti.  

Comprai il suo libro: entusiasta ma purtroppo quando apri la prima pagina e compresi che per me quel libro fu “illeggibile”, era scritto troppo “appiccicato” senza paragrafi, e con caratteri troppo piccoli. Sentivo che mi dovevo affrettare a leggerlo a causa della sua malattia.  

Così, ho fatto. Appena ho comprato il Kobo ho iniziato a leggere le sue fiabe.

Erano fiabe bellissime, filosofiche come piacciono a me poiché misteriose visto che il vero significato delle parole, le conosce realmente solo l’autore. 

 Gli ho voluto bene fin da subito, ci tenevo tantissimo alla sua salute, per questo l’anno scorso, a febbraio, ho preferito non incontrarlo, io avevo la febbre e non volevo contagiarlo. Peccato ci saremmo dovuti riabbracciare fortissimo! 

 Ci siamo rivisti il 9 di aprile sempre alla presentazioni dei due libri.

 Mi chiesero di partecipare anche al mattino con le scuole di Oleggio in provincia di Novara, rifiutai, nonostante il mio racconto parlasse di bullismo: era ancora una volta lui quello che si meritava il calore dei ragazzi, là per fare il tifo per lui.

 Matteo mi ricordò che non mi devo arrabbiare se non percepisco la punteggiatura poiché “insieme si può”. Ho compreso che aveva ragione lui, ci sono arrivata con il tempo, convivendo e scoprendo la disprassia. 

 A Teo ho voluto veramente bene anche se a modo mio, con dei comportamenti caratteristici, i quali si adattano alla situazione e alle persone: non rubargli lo spazio, era il mio modo di comunicargli il mio affetto: chissà se lo aveva capito. 

Come molti disprassici ho problemi a gestire i rapporti interpersonali. Mi sono sempre vergognata di parlarne e questo mi ha fatto perdere tempo, quel tempo prezioso, che non si dovrebbe sprecare, per qualcosa di inutile come la vergogna per la propria diversità.

La sua scomparsa l’ho vissuta malissimo, ho avuto il magone per due giorni.

Ho difficoltà a causa della disprassia a gestire le emozioni altrui, specialmente la tristezza delle persone.   Ai funerali tendo a non andare.  Davanti la tristezza altrui mi sento impotente. L’ultimo saluto di Teo, era in streaming e mi ha aiutato a prendere il tutto con più distacco. Poi, confesso che quando Francesca, la sua ragazza è salita sul pulpito a leggere il suo discorso, l’ho seguito a spezzoni, stavo male a vederla così.

Appena finita la cerimonia raccontai alla mia amica e psicologa di professione Ilaria che mi sarebbe piaciuto molto andare in un luogo caro a Matteo ma mi chiesi come avrei potuto aiutare Francesca se avesse pianto singhiozzando davanti a me. Mi disse che non avrei dovuto fare nulla e che avrei dovuto solo lasciar sfogare il suo dolore e che l’avrei solo dovuta comprendere. Mi fece capire che non posso sempre aiutare gli altri. 

Così mi resi conto che a volte aiutare gli altri significa anche solo comprendere chi ci sta intorno.  

Il discorso di Francesca, la sera lo ha pubblicato sui social è stato il discorso d’amore più bello che abbia mai letto.Mi ha colpito la forza di Francesca poiché riesce nonostante il suo grande dolore ad andare avanti e a sorridere.  Francesca mi accompagnerà in un posto caro a Teo, questo sarà il mio modo privato per rendergli omaggio. Mi sono sempre chiesta perché Teo se ne fosse andato così presto, quando doveva sposare tra pochi mesi la sua Principessa Francesca e presentare il suo libro dal titolo “un altro giorno insieme”: infondo credo che Teo se ne sia andato perché anche Dio ha bisogno di buona compagnia e in questo momento aveva bisogno di leggere e ascoltare le sue fiabe. Teo, era contagioso.  Grazie a Teo, e al suo grintoso “insieme si può!” ho capito, che se si spiegano le proprie difficoltà, insieme, si riesce a trovare un punto di incontro con chi ci circonda.

Teo, mancherà a tutti. Anche a chi lo ha conosciuto appena.