di Pierluigi Cuccitto*

Disprassia. Strana parola, persino nel 2019, per molti.
Pigrizia, come si diceva negli anni 90?
Non sapersi allacciare le scarpe, come sostengono quelli che si fermano alla superficie delle cose?
Voler creare una diversità, che oggi “va tanto di moda”?
Sono discorsi che sento, tutt’attorno a me, anche oggi… ma la disprassia non è niente di tutto questo. E’ una vera disabilità, benché nascosta, strana e non “classica”.
Il suo rallentare il movimento, la coordinazione, gli automatismi nel “fare le cose” condiziona l’intera esistenza, ma ben pochi se ne rendono conto.
Il suo segreto è proprio questo: sembrare ciò che non è, nascondersi bene, vivere di sottovalutazione.
Così, pochi se ne accorgono, e la sensibilizzazione rimane sempre lettera morta.
Invece è un problema serio: se lo è quando si vive l’infanzia, o si diventa adolescenti- per me il periodo più terribile-  non è a da meno in età adulta, anche se assume una forma diversa e particolare.
Intendiamoci: ogni disprassia è storia a sé, non si può crearne una regola generale dando voce ad una singola persona; però c’è un sostrato comune a tutti, che può far capire come si vive.
Un vero mondo parallelo, a mio parere.
Essere disprassici, in generale, comporta un fatto molto importante: le azioni da svolgere, che siano manuali o no, sono sempre un po’ a singhiozzo, non ricevono la spinta giusta dal cervello. Come un motore funzionante, ma un po’ ingolfato.
.Da “grande” questa cosa, se hai accettato la disprassia come parte di te, può essere gestita bene; altrimenti la frustrazione nella vita di tutti i giorni è grande.
Allora, nonostante tu sia ormai grande e grosso, provi una terribile irritazione, perché ti sembra assurdo che tu, a 30 anni- per dare un’età a caso- devi perdere tempo con una lampo della giacca.
L’ansia comincia a dominarti, e questo non fa che peggiorare le cose.
Solo se riesci a fare un profondo respiro, e a darti il tempo che ti serve, questa operazione va a buon fine.
Lo stesso accade se devi farti un caffè da solo, o mettere in moto una lavatrice: non puoi sperare che il meccanismo da te azionato scorra tranquillamente, come di solito è per “gli altri”, perché ci sarà sempre un intoppo non previsto: puoi anche esserti ripassato tutte le azioni necessarie, ma accadrà sempre che qualcosa ti sfuggirà, perché l’aspetto chiave della disprassia è “la scena-blocco”.
C’è un momento, in qualsiasi azione tu sia impegnato, che… il buio si parerà davanti ai tuoi occhi, e ogni memorizzazione da te fatta sparirà, in un soffio di vento.
E allora, sarà un bel casino, perché, nella fretta ostinata di voler fare per forza quella “cosa”, salterai un passaggio e verrà fuori un bel disastro!Quante cuccume puoi distruggere così, e quante lavatrici puoi mandare in tilt….
Il segreto, allora, in questi casi, è sempre solo uno: sapere che hai i tuoi tempi. Decidi, a monte, di dedicare una parte della giornata a quell’azione, con notevole anticipo. Solo così potrai “sfangarla”, nelle cose.
Naturalmente, però, tutto questo ha un prezzo.
Il costo di questa consapevolezza, di una tale gestione della propria camuffata disabilità è la creazione di un tuo mondo separato, in questa società rapidissima ed efficiente.
Sapere che per te le azioni, la crescita e la vita stessa hanno un ritmo più lento comporta la perdita di molte cose: la crescita con i propri coetanei, il “rispetto delle tappe” che la società ci impone, la non simultaneità dei tuoi ritmi rispetto a quelli degli altri.
Beh, la vita adulta, oggi, impone dei ritmi serratissimi, e in molte situazioni se non sei “in linea” sei OUT.
Questo è il pensiero dominante.
Un disprassico sa che la sua vita non potrà mai avere quei ritmi, ed è consapevole che vivere da disprassico comporta sempre una gestione di sé diversa, una lentezza nelle esperienze della vita, e quindi tutto questo provoca frustrazione, finché non accetti l’inevitabilità di questa situazione.
Le domande, però, non se ne vanno mai.
Sarò capace di gestirmi, negli anni che verranno? Riuscirò ad avere rapporti sentimentali e sessuali all’altezza? ( il sesso è una aspetto della disprassia di cui nessuno parla, ma che è centrale, perché anche lì gli automatismi… insomma, avete capito).
La paura del giudizio altrui è sempre presente, anche quando accetti la tua situazione.Non si hanno certezze nel futuro, per un disprassico; ma una cosa è certa.
La disprassia comporta disagi… ma dona, nonostante tutto, un sacco di coraggio.
Se riesci a gestire Lei, il disturbo nascosto, poche cose ti possono far paura!

Pierluigi Cuccitto è autore di “Il ragazzo in ritardo”